martedì 3 maggio 2011

Hai paura del buio

Un film di Massimo Coppola. Con Alexandra Pirici, Erica Fontana, Antonella Attili, Alfio Sorbello, Manrico Gammarota.
Commedia, durata 90 min. - Italia 2010. - Bim



Uscita nelle sale italiane: venerdì 6 maggio 2011.




Eva è una ragazza di poco più di vent'anni che lavora in una fabbrica a Bucarest. Nel suo ultimo giorno dopo che non le è stato rinnovato il contratto, decide di mettere in vendita tutto quello che possiede e di comprare un biglietto per l'Italia. Raggiunge la stazione di Melfi e trascorre la notte vagabondando senza meta finché trova un'auto aperta dove ripararsi dal freddo. La macchina appartiene ad Anna, giovane operaia presso la fabbrica della FIAT, che decide di accoglierla nella casa in cui vive assieme ai genitori e alla nonna malata.
Nel suo percorso come autore televisivo, Massimo Coppola si è mosso in una direzione opposta rispetto ai flussi e alle formule dei format popolari. Attraverso monologhi 
brand new, anti-reality di finzione e documentari sui ventenni ai margini di servizi e talk show, Coppola ha sempre cercato di mostrare, all'interno di un canale giovanile e “giovanilista” come Mtv, un'alternativa al pensiero comune e alla visione a senso unico sulle nuove generazioni. Dallo sguardo maturato coi ritratti giovanili di “Avere Ventanni” e da quel bisogno di porre una frattura fra rappresentazione e identità dei giovani d'oggi, sembra nascere anche il suo ingresso nel cinema di (cosiddetta) finzione.
Mentre la cronaca italiana dibatte su conflitti culturali e generazionali, tolleranza zero e zero futuro, 
Hai paura del buiopone un elemento di rottura nel modo di raccontare, tanto in televisione che al cinema, la politica d'immigrazione e la crisi del lavoro precario. Nonostante siano le due tematiche che disegnano il profilo politico del film, immigrazione e precariato si fanno presto latenti, rumori di fondo all'interno di un paesaggio sonoro dove predominano le risonanze delle fabbriche dell'entroterra lucano e la musica dei Joy Division. Dall'arrivo di Eva nella famiglia di Anna, Coppola mette infatti da parte un possibile discorso su pregiudizi, diffidenze o integrazione: avvicina le due ragazze per poi subito separarle in percorsi e passaggi che corrono paralleli. È l'accostamento e non lo scontro a interessargli, la giustapposizione e non la dialettica. Con questa finalità, fa propria la macchina a mano della (post) nouvelle vague del Godard di Due o tre cose che so di lei e del cinema rumeno contemporaneo, in cui l'estetica del pedinamento e dell'accarezzamento dei personaggi riesce a coniugare al presente il tempo del film e a costruire un linguaggio poetico e autentico.
La voce profonda di Ian Curtis accompagna il racconto di queste “due o tre cose” che il regista dimostra di sapere sui ventenni di oggi, agendo da testimone fra i percorsi delle due protagoniste: ragazze né tipiche né anomale, ma fragili e orgogliose quanto basta a creare un doppio ritratto femminile che abbatte ogni confine culturale. Allo stesso modo, il precariato lavorativo diviene precariato esistenziale, e l'universalità della paura del buio diviene paura delle oscurità dei rapporti familiari e della nostra stessa cultura.

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